Galloppa: "Dovevamo far saltare il banco,potevamo davvero cambiare il calcio". PDF Stampa E-mail
Giovedì 02 Luglio 2015 15:56

Riportiamo di seguito lo sfogo di Galloppa ai microfoni di Parma Today, relativo al fallimento del Parma.

 

Con il pensiero fisso al "Nuovo mondo" e tanti rimpianti alle spalle, con tre infortuni gravi e una vita calcistica da ricominciare. Daniele Galloppa si tiene in forma con il calore della famiglia, gli amici di sempre e il sole della Capitale che accompagna le sue corsette mattutine, per non perdere il ritmo. In mezzo a tutto questo due mondi: il primo, che si è lasciato alle spalle, il secondo che spera di riabbracciare presto. "Ci tengo a precisare subito una cosa prima che lei mi faccia domande. Non siamo stati eroi, non siamo stati uomini pieni di dignità solo perché abbiamo giocato a calcio, siamo stati dei professionisti che hanno cercato di fare il loro lavoro e lo abbiamo fatto anche male, a volte, perché siamo retrocessi. Gli eroi sono altri, noi siamo stati solo calciatori che potevano diventare eroi se avessero salvato il Parma. Ora il Parma è sparito, personalmente ho tanto rammarico per non aver fatto di più, anche e soprattutto sul campo. Prima che scoppiasse tutto quello che è scoppiato, eravamo ultimi in classifica, io, i miei compagni, l'allenatore e tutti, siamo pieni di responsabilità per non aver dato il massimo. Poi tutto è andato come sapete e questo inevitabilmente ci ha condizionato, ma è palese che abbiamo fatto un campionato brutto".

Lei ha coraggio a dire questo, complimenti, ma onestamente, cosa potevate fare di più?

"Non giocare. Dovevamo mollare a marzo, quando abbiamo deciso di fermarci. Ma dovevamo fermarci e finire allora il campionato, io lo avevo proposto, ma la mia decisione non è stata accettata dal gruppo, perché onestamente era irrazionale. Abbiamo pensato ai dipendenti, perché volevamo far si che lavorassero, abbiamo pensato ai tifosi e abbiamo sperato che le cose migliorassero, ma io lo sapevo che situazione sarebbe andata a finire male. Chi era il folle disposto a mettere sul piatto 30-40 milioni di euro? Ce ne volevano 25 per l'iscrizione, ma gli altri che piano piano sarebbero arrivati per via dei reclami, chi li avrebbe versati? Per le pendenze future? Solo un folle. Io in cuor mio lo sapevo".

Vi sentite presi in giro dalle istituzioni?

"No, questo no, perché nessuno ha garantito nulla. Quello che mi fa più rabbia è che ora i vertici del calcio italiano ne escono rafforzati, perché adesso come adesso risulta che hanno fatto il massimo per salvarci, ma era solo nel loro interesse farlo. Chiunque avrebbe detto quello che hanno detto a noi, chiunque avrebbe dato le stesse rassicurazioni che ci ha dato Tavecchio, ma sa che smacco avere una squadra fallita e ritirata dal campionato a marzo? Sa che danno di immagine? A livello mondiale avrebbero perso ogni credibilità. Dovevamo far saltare il banco, ma non ce l'abbiamo fatta, io personalmente sono molto rammaricato da questo. Potevamo davvero cambiare il calcio".

Dunque: se voi avete fatto tanto, se i vertici del calcio hanno lavorato per salvarvi, la colpa di chi è?

"Sappiamo chi ha combinato questo disastro, e io ho già parlato con i responsabili. Mi sento leggero ora, stanco ma svuotato da tanto nervosismo. A Leonardi e Ghirardi ho detto quello che dovevo dire, in fondo la colpa è loro, né di Figc, né di Lega Calcio. Anzi, Tavecchio aveva garantito con questo fondo americano-canadese, il fondo Gem (che vi abbiamo svelato in anteprima ndr) dietro a cui c'era anche la famiglia Corrado pronta a investire, onestamente non poteva fare di più. Ha anche cambiato alcune regole federali, cosa poteva fare?"

Cosa le provoca più rabbia?

"Vedere ancora Leonardi nel mondo del calcio. Non è giusto che da mesi lavori ancora (ha un accordo con il Latina ma non è stato ancora ufficializzato ndr), personaggi come lui e Ghirardi sarebbero da allontanare da questo mondo. Poi un sacco di bugie, da quelle dello stesso Leonardi, fino ad arrivare a Manenti: che personaggio..."

Ma è vero che ha lasciato la riunione con lui prima del tempo?

"Che ci stavo a fare la dentro? Appena ho sentito quello che diceva (ride ndr) sono scoppiato a ridere. Eravamo già pieni, con la testa pesante piena di problemi, ogni giorno diventava sempre più difficile lavorare, e lui se ne usciva con delle sparate tipo: "Se fossi in voi ragazzi, io metterei in mora la società". Ma si rende conto? Il mio presidente che mi dice cosi... Allora mi girai verso i miei compagni e dissi: "Io vado, non sono più disposto a tollerare queste sciocchezze, restate voi qui" e a Manenti: "Se ha i soldi paghi, altrimenti finiamola con questa storia". E andai via. Non entrai più nello spogliatoio, rimasi fuori dalla porta perché non volevo uscire e fare l'eroe davanti alle telecamere appostate la fuori. Poi presi la macchina e andai a casa".

Prima diceva che potevate dare di più sul campo, ma era difficile preparare le partite così...

"Chiaro, poi quando il caso è scoppiato mediaticamente, abbiamo smesso di fare i calciatori. Eravamo senza stimoli, con la testa piena di chiacchiere e faticavamo ad allenarci. Problemi su problemi, qualche infortunio pronti via ci ha messo ko, ma chi è sceso in campo sicuramente non ha dato tutto, altrimenti non ci trovavamo li sul fondo della classifica già a novembre. Poi questa situazione ha reso il tutto insostenibile. Chiacchiere per tutta la settimana e quando andavi in campo non ti riusciva nulla. Eravamo sempre in difficoltà. Poi quando tutto è scoppiato ci hanno dato degli eroi, ma mi sarei sentito tale solo se avessi salvato il Parma, se fossi arrivato a giocarmi la salvezza fino all'ultimo. Non è andata così, anche se abbiamo fatto tanto, non è bastato. Abbiamo pensato sempre al bene comune, mai ai personalismi, abbiamo pensato ai dipendenti, abbiamo pensato ai tifosi, ma con il senno di poi, che ci è rimasto? Nulla, il Parma non c'è più e se penso di essere andato da Tavecchio per gli incontri, mi pento ancora oggi".

Che è successo con Cassano?

"Niente. Lui ha voluto mollarci a gennaio, pazienza, ma non lo giudico. Dico solo che con Antonio, che conosco dai tempi della Roma, è facile avere dei problemi di gestione. E dico anche che scappare, mollare tutto, è più facile che rimanere e subire. Ognuno fa quello che vuole, ma Antonio fa parte e ha fatto parte di una squadra fallita e retrocessa, che ha fatto male sul campo. Di conseguenza ha fatto male Cassano, come Galloppa e tanti altri".

Come si sta oltre Oceano?

"Bene, li il calcio è un'altra cosa. C'è meno concorrenza, ma è in via di sviluppo. E' un progetto che mi affascina quello del Toronto, sono stato la in prova una settimana, mi sono trovato bene, ora mi devono far sapere. Anche qui, ci tengo a precisare che io ho cominciato questa prova quando ancora il Parma era vivo, sono andato in Canada solo per una questione di tempistica, perché la cercano giocatori, ma ne hanno anche tanti che sono in esubero, e io dovevo per forza muovermi prima, anche perché li c'è la questione dei salary cap, tante altre regole per il tesseramento, quindi dovevo sbrigarmi, Poi vengo da tre infortuni seri, da pochi minuti, ho giocato pochissimo, dovevo farmi trovare pronto, e ho accelerato. Non è che fanno a pugni per Galloppa, il mio passato è quello, io devo pensare anche a me, non sono così vecchio da lasciare il calcio".

Come è nata questa opportunità?

Grazie a Giovinco. Con Seba c'è un gran rapporto, avendo l'agente in comune ci siamo parlati e abbiamo maturato questa decisione. Ora spero che vada in porto il trasferimento, a metà mese saprò qualcosa. Ah, ai tifosi del Parma voglio dire grazie per essere stati sempre al nostro fianco, e chiedere scusa se li ho fatti arrabbiare qualche volta. Li porterò sempre nel mio cuore".

Che sensazioni ha, come vede il futuro del Parma?

"Onestamente non so cosa pensare. Perché la D non è la A, è dura ripartire da zero, ma sono sicuro che il Parma risorgerà. Me lo auguro, spero per i tifosi che abbiano delle grandi soddisfazioni. Se le meritano".

 

[FONTE: ParmaToday]