Anche Pasolini avrebbe detto no al calcio moderno! PDF Stampa E-mail
Giovedì 20 Marzo 2014 10:47

Quanto sarebbe amaro il “ve l’avevo detto” di Pasolini se potesse guardare il calcio di oggi?

 

 

Domanda che mi sono posta nel ricordare l’intuito che ebbe Pier Paolo Pasolini nel prevedere in anticipo, rispetto ad economisti e sociologi, le trasformazioni della società italiana del dopoguerra riguardo i costumi e la cultura.  Pasolini aveva già il sospetto che  si andava incontro ad una cultura che avrebbe distrutto le origini e l’identità individuali. In più, essendo un gran tifoso ed appassionato di calcio oltre che uno dei maggiori artisti ed intellettuali italiani del XX secolo, sono sicura che avrebbe avuto solo critiche amare nei confronti del calcio consumistico di oggi.

“C’è un’ideologia reale e incosciente che unifica tutti: è l’ideologia del consumo”

La critica della modernità di Pier Paolo Pasolini, la sua visione di una società omologata dalconsumismo, fa eco in tutte le realtà che viviamo oggi. La realtà calcistica ad esempio è quella che più ha sofferto il fenomeno del consumismo, che con l’aiuto della televisione ha dato il colpo di grazia ad un calcio pulito e fatto di passioni. Pasolini scomparso prematuramente nel ’75 non vide la tragica evoluzione del calcio moderno, ma già profeticamente tra gli anni ’60 e ’70 mise in guardia più volte dal mezzo televisivo:

“La televisione  non è soltanto un luogo attraverso cui passano i messaggi, ma è un centro elaboratore di messaggi. È attraverso lo spirito della televisione che si manifesta in concreto lo spirito del nuovo potere”

Pasolini avvertiva tutta la tragedia del consumismo nella società italiana come un vero e proprio “cataclisma antropologico”, dove il gran male dell’uomo non consiste né nella povertà, né nello sfruttamento, ma nella perdita della singolarità umana sotto l’impero del consumismo.  Le tragiche profezie pasoliniane si sono avverate proprio a discapito del suo sport preferito, il calcio. Appassionato, tifoso e addirittura “giocatore” (dicono sia stato uno di quelli bravi), Pasolini aveva un legame viscerale con quel calcio inteso come “spettacolo che ha sostituito il teatro”

”Il calcio è l’ultima rappresentazione sacra del nostro tempo. È rito nel fondo, anche se è evasione. Mentre altre rappresentazioni sacre, persino la messa, sono in declino, il calcio è l’unica rimastaci. Il calcio è lo spettacolo che ha sostituito il teatro”

Il fantastico mondo descritto ed amato dall’intellettuale bolognese però non ha niente a che vedere con la spettacolarizzazione che ha subito il calcio, anzi! Sostenitore qual’era delle passioni vere e genuine proprio perchè vera e genuina era la sua passione per il calcio oggi Pasolini si sarebbe sicuramente schierato dalla parte degli Ultras  riconoscendo nelle loro proteste il desiderio di assecondare ideali veri, non  artificiali e illusori come quelli dettatati  dai media. Avrebbe senza dubbio aborrito quei falsi ideali confezionati dalla televisione che spingono paradossalmente le nuove generazioni a sognare di diventare calciatori senza aver mai frequentato lo stadio. Scusate ma per me è come dichiarare di voler diventare uno scenografo senza mai aver messo piede in teatro. E’ solo una delle tante contraddizioni del nostro sistema, che subdolamente ha preferito fare del terrorismo psicologico  trasformando gli stadi in luoghi pericolosi, così da etichettare come teppisti e violenti i tifosi rimasti a reclamare un calcio pulito fatto di passioni, e che non verranno mai ascoltati o considerati grazie al sostegno della disinformazione, piuttosto di rischiare che le nuove generazioni condividendo passioni allo stadio possano essere contaminate da quegli ideali che diventano scomodi e non interessanti per le tasche di qualcuno. Per la serie  prevenire una massa pensante è meglio che dovergli dare spiegazioni!

[Fonte: Ragazza di un ultrà]