Diffidati...perchè? PDF Stampa E-mail
Martedì 21 Gennaio 2014 18:18

La festa nella loro amata Curva Sud, per celebrare con infinita passione i 100 anni del calcio nostrano. Poi, l’amaro risveglio. Una ventina di Ultras amaranto, sono stati colpiti dal daspo, ovvero dal divieto di accedere alle manifestazioni sportive: il provvedimento, nasce in merito alla trasferta di Brescia, risalente allo scorso 7 dicembre.


Prima di continuare con questo articolo, è d’obbligo una considerazione. Chi sbaglia, è giusto che si assuma le sue responsabilità e ne paghi le conseguenze: è un principio che vale (o meglio, dovrebbe valere..) per tutti, in ogni campo della vita. Appunto, chi sbaglia… Ma cosa hanno fatto questi ragazzi, per meritare il daspo? Niente, non hanno fatto assolutamente niente. La loro unica colpa, è quella di essersi sobbarcati migliaia di chilometri, per sostenere una squadra penultima in classifica, privi di tessera del tifoso.

Già, la tessera del tifoso…Da anni, sosteniamo che si tratta di uno degli strumenti più inutili, assurdi e discriminatori, introdotti nel sistema calcio. A supportare la nostra tesi, le dichiarazioni di tanti addetti ai lavori, vedi l’ex ct della nazionale italiana Marcello Lippi o il vice-capiano della Roma, Daniele De Rossi. Ma soprattutto,  il parere dello stesso Consiglio di Stato, che nel dicembre 2011 l’ha definita senza mezzi termini “illeggittima, in quanto può rappresentare una pratica commerciale illegale“. Eppure, la tanto chiacchierata tessera è ancora al suo posto. Pochissimi la vogliono, tutti la devono usare.

Le istituzioni devono fare il loro lavoro, e nel farlo devono combattere la violenza. Ci mancherebbe altro. Ma continuiamo a chiederci cosa c’entri il combattere la violenza con certi provvedimenti e certi ‘strumenti’. Ci chiediamo cosa c’entri combattere la violenza col divieto di portare allo stadio materiale che non ha mai fatto male a niente e nessuno, come fumogeni e bandiere. Ci chiediamo perchè un libero cittadino debba essere autorizzato per manifestare la propria fede, o per esporre un proprio pensiero attraverso uno striscione.

Ma soprattutto, ci chiediamo perchè venga usata la tolleranza zero solo ed esclusivamente con i tifosi, salvo poi adottare metri di giudizio diversi (patteggiamenti, riduzione delle pene etc.), quando ci si trova di fronte a scandali epocali tipo doping, calciopoli, calcio scommesse e chi più ne ha più ne metta. Ci chiediamo perchè un fumogeno porti al daspo, però se i calciatori si picchiano in campo o si sputano a vicenda, vengono ‘puniti’ solo con qualche giornata di squalifica o con una multa che, visto il loro ‘gonfio’ portafoglio, equivale a pagare un caffè al bar. Ci chiediamo perchè un tifoso sprovvisto di tessera venga colpito così severamente, mentre chi si è venduto partite e dignità, infangando il nome dello sport che tanto amiamo e tradendo tutto ciò che rappresentava, magari se l’è cavata o se la caverà con una ‘tiratina d’orecchie’.

Se la risposta che ci siamo dati è NON E’ GIUSTO, allora dobbiamo avere il coraggio di dirlo. Perchè se ci facciamo scivolare addosso questo sistema, allora siamo i primi a meritare quello che è successo in Salernitana-Nocerina o in Ragusa-Akragas. Siamo i primi a meritare gli stadi vuoti. Siamo i primi a meritare un calcio dove a fare veramente notizie sono fotomodelle, gossip, vestiti firmati e capelli all’ultima moda del ‘ragazzino’ di turno. Insomma, un calcio di aria fritta, un calcio senza emozioni.

Rimandare a casa quei ragazzi giunti a Brescia, senza permettergli di assistere alla gara, era stata già una punizione durissima, per chi come loro ha fatto della propria squadra e della propria città un ideale. Che bisogno c’era di diffidarli? Quei ragazzi, una volta finito il daspo, siamo sicuri che torneranno al fianco della propria maglia. Questo calcio invece, continuando così rischia di sparire per sempre…

[Fonte: Reggio nel pallone]