ll primo Parma Calcio: dal Verdi F.B.C. al fallimento del '69 PDF Stampa E-mail
Venerdì 14 Giugno 2013 14:21

Il 2013 è un anno importantissimo per tutti i tifosi del Parma Calcio, il 16 dicembre 2013 infatti, si festeggeranno i cent’anni della squadra della nostra città. Nel corso di questi mesi saranno tante le iniziative per festeggiare questo importante e fondamentale traguardo; il primo sarà la “Festa del Centenario” organizzata dal “Comitato del Centenario Parma Calcio” che si svolgerà a Ravadese il 6 luglio. In queste settimane ripercorreremo per tappe la storia della squadra della nostra città in modo da trasmettere, proprio come è stato insegnato a noi, l’amore da padre in figlio per i giallo-blu-crociati.

Il 6 luglio non mancare…c’è il centenario da festeggiare! Reggiano chi manca!

 

Il calcio a Parma era, nei primi anni del novecento, poco più che un passatempo o un "dopolavoro" e si praticava nei campi militari della città, quali il "Campo di Marte" (la piazza d'armi della "Cittadella") o i "Campi Marchi", sempre a sud del centro storico. La prima partita di cui i giornali dell'epoca hanno riferito notizia, è stata una disputa del 1911 fra gli studenti della "Pro Verdi" e della "Juventus" di Salsomaggiore, finita 0-1. La "Pro Verdi" (che vestiva i colori cittadini in una casacca a scacchi gialli e bleu), venne ufficialmente fondata il 27 luglio 1913, nell'anno dei festeggiamenti per il centenario della nascita del compositore Giuseppe Verdi come "Verdi Foot Ball Club", ma si sciolse alla fine del 1913 e si unì al nascente "Parma Foot Ball Club" dopo un'assemblea tenutasi il 16 dicembre presso un bar di Via Saffi a Parma. L'euforia della nascita della squadra e delle prime amichevoli contro le compagini limitrofe (Reggio Emilia, Modena, Cremona e Carpi) si spense immediatamente con l'entrata in guerra della nazione, nel primo conflitto mondiale: nove giocatori furono chiamati alle armi, cinque dei quali caddero nei combattimenti.

Finita la guerra, la voglia di ricominciare era evidenziata dai milleduecento soci della squadra. Due giocatori (e dirigenti) del Parma Foot Ball Club, Ugo Betti e Torquato Rossini, idearono una nuova divisa: la maglia bianca con croce nera sul petto (mentre le prime maglie da trasferta furono invece blu con croce gialla, a richiamare i colori cittadini, indossate anche dalla squadra giovanile dei "Boys"). L'altra novità era la necessità di avere un campo da gioco degno di questo nome. Furono indicate varie zone della città per l'insediamento del futuro impianto: zona Marchesi (a nord della città, tra Viale Piacenza e Via Golese) e zona Stradone Umberto I. Venne scelta quest'ultima, maggiormente accessibile e vicina al centro cittadino. Nel frattempo la squadra che partecipava stabilmente nella massima categoria regionali, venne inserita nella Seconda Divisione nazionale, dopo la sconfitta nello spareggio contro il Treviso disputato a Verona. Il 31 dicembre del 1922 il presidente Ennio Tardini posò la prima pietra dello stadio comunale a cui, dopo la sua morte, di lì a poco, venne intitolato.

Nella stagione 1924-'25, la squadra si giocò la promozione nella massima serie nazionale contro la Novese. Finì 3-2 con la seguente formazione crociata: Rossi, Franzini, Sacchi, Mistrali, Gobbi, Tassi, Rebecchi, Rossini, Mattioli, Penzi, Mazzoni, e le reti di Sacchi, Rossini e Franzini. L'anno seguente il Parma pagò duramente l'impatto con la Prima Divisione: inserito nel Girone B con JuventusMilanGenoa. La classifica finale impietosa pose il Parma al penultimo posto davanti al solo Mantova con soli 12 punti. Il Parma tornerà da lì in poi a navigare nella cadetteria nazionale (prima detta "Prima Divisione Nord" e poi definitivamente "Serie B").

Nel 1930 la società diviene polisportiva e per questo rinominata Parma Associazione Sportiva, abbracciando altri sport come il Rugby, la Pallavolo e il Tamburello. Ma è il calciol'attività predominante, nonostante gli anonimi risultati che portarono alla retrocessione in Prima Divisione (ossia la terza categoria nazionale, poi chiamata Serie C), in cui rimarrà fino alla ripresa bellica del secondo conflitto mondiale. Alla ripresa dei campionati, il Parma viene collocato in Serie B e nella stagione 1947-'48 riesce a salvare la categoria grazie a un vittorioso spareggio contro il Prato. Cosa che non riesce a ripetere l'anno dopo: nello spareggio dell'Arena di Milano contro lo Spezia, i crociati perdono 4-1 e retrocedono in Serie C. La città deve attendere la stagione 1953-'54 per tornare nella cadetteria: lo fa vincendo il campionato grazie, in gran parte alle reti di due giocatori cecoslovacchi: Čestmír VycpálekJúlius Korostelev, e di due emiliani D.O.C.: Edmondo Fabbri (poi C.T. della Nazionale) e William Bronzoni (tutt'ora bomber crociato di tutti i tempi con 78 reti). Nel frattempo, già dal 1951, la squadra aveva smesso di vestire la maglia crociata, sostituita in un primo tempo da una casacca a strisce verticali giallo-bleu e dal 1953 da una maglia bleu con inserti (o maniche) gialle. Da quella promozione la cadetteria diviene una categoria "su misura" per il Parma dell'epoca. Il giocatore-simbolo era Ivo Cocconi, che a fine carriera collezionò, con il Parma, 308 presenze (record tutt'ora imbattuto). Nella stagione 1964-'65 il Parma (ritornato in maglia crociata) abbandona la cadetteria chiudendo all'ultimo posto e retrocede in Serie C.

La società non sembrò avere i mezzi economici per una pronta risalita e puntò sull'autarchia di giocatori locali e sul "blasone" di squadra di categoria superiore. Fu proprio quello il fattore per il quale la stagione di Serie C 1965-'66 risultò fallimentare: affrontata da tutte le compagini come la squadra da battere, il Parma non si dimostrò all'altezza e finì il campionato penultimo (davanti al solo Ivrea) e scese per la prima volta in quarta serie. I tentativi di risalita in Serie C fallirono: sia nella prima stagione (1966-'67) che nella seconda (1967-'68) il Parma arrivò solo sesto. Gli spalti del Tardini erano deserti e le casse societarie vuote, tanto che il 2 gennaio 1968 il Tribunale di Parma mise in liquidazione il club. Le speranze nella salvezza economica del club furono riposte negli industriali della città che lo rilevarono, ridenominandolo Parma Football Club. Ma, a livello tecnico, le cose non migliorarono: la squadra rischiò addirittura la caduta in Prima Categoria, subendo l'onta di venire sconfitti al Tardini nel derby contro i "provinciali" del San Secondo. La salvezza, giunta solo nelle ultime giornate della stagione, fu solo sportiva: la situazione economica del Parma F.C. risultò, per il Tribunale di Parma, ancora una volta irreparabile. La società venne dichiarata insolvente e, successivamente, definitivamente fallita. Per la risoluzione degli ultimi debiti il Parma F.C. concesse ad un'altra società di Parma, l'Associazione Calcio Parmense, appena salita anch'essa in Serie D e rimasta l'unica squadra a rappresentare la città, il diritto di chiamarsi "Parma" e quello di vestire la maglia crociata. Tutto ciò per il costo di una ventina di milioni di lire. Un vero e proprio passaggio di testimone, dal vecchio e decaduto Parma al nuovo club, per rappresentare calcisticamente la città ducale. Quindi, alla vigilia del Campionato di Serie D 1969-1970, il Parma nato nel 1913 uscì formalmente di scena, lasciando gli spalti del Tardini alla sola Parmense che, per motivazioni contabili e fiscali, solo dal 1º gennaio 1970 poté far rivivere, nel nome e nella maglia, la vecchia e gloriosa società.

[FONTE: Wikipedia]

 

 

Amarcord 1923-24

 

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