I BOYS 35 anni fa! PDF Stampa E-mail
Giovedì 03 Maggio 2012 17:05

Non è facile scrivere un ricordo a distanza di trentacinque anni, quando la memoria tende ad assottigliarsi, anno dopo anno, in un inevitabile e irreversibile processo di sclerosi.  Tento, quindi, di ripercorrere brevemente la nostra storia, fino alla data di fondazione (3 agosto 1977); questa è, infatti, preceduta da un periodo di “incubazione”, chiamiamolo così, compreso tra la fine degli anni 1960 e la fondazione.

 

Il gruppo storico, originario, attorno al quale nascono le prime manifestazioni di tifo organizzato a Parma, è costituito dai Danè, posizionato nei vecchi distinti centrali all’altezza della linea di centrocampo, ma questo non era un gruppo con caratteristiche ultras, così come si stavano delineando nel panorama calcistico nazionale di quegli anni; il termine a mio parere designa, infatti, ; i Danè erano solo tifosi organizzati, mancava loro quello che si vede in questo filmato:

http://www.youtube.com/watch?v=xx5-96X6Bzc&feature=related

Il 7 aprile 1974, in occasione di un Parma – Brescia, terminato 1 a 1, si forma spontaneamente in Curva Sud il primo nucleo “ultras” propriamente detto, al quale si aggiungono successivamente elementi dei Danè, gruppo che viene progressivamente a sciogliersi, perché quello della Curva Sud inizia ad attirare maggiormente giovani, tra cui chi scrive, della Parma dei primi anni 1970. Questo nuovo gruppo acquisisce rapidamente una mentalità ultras, come sopra definita e, sebbene sia formato da minorenni – che in certi casi sono anche minorati mentali –, inizia a distinguersi per alcune imprese ultras degne di nota: sassate a pullman di tifosi avversari (particolarmente violento, il 18 gennaio 1976, un assalto a un pullman di tifosi lucchesi, compiuto da un commando mai identificato, che scagliò cubetti di porfido), scritte a vernice spray sui muri dello stadio, contestazioni al compianto padre - presidente Ernesto Ceresini, “reo” di non allestire una squadra degna del nome della città. Vantiamo anche un’invasione di campo solitaria (compiuta dal mitico Màio, uno dei grandi ultras della prima generazione), immortalata dalla “Gazzetta di Parma”, l’abbattimento sistematico delle reti di recinzione del campo e dei cartelloni pubblicitari, perchè coprivano gli striscioni (gli addetti al campo ci dicevano che le pubblicità non potevano essere coperte dagli striscioni, allora noi abbattevamo le pubblicità a calci). Dalla Curva Sud si esodò poi, l’anno successivo, a lato dei distinti centrali, una zona che sebbene sul rettilineo del campo, faceva ancora parte della Curva Sud e che diventò la nostra nuova “Curva”, sebbene non fossimo più dietro la porta. Qui, però, dovemmo conquistare la posizione e la conquista non fu immediata, perché davamo fastidio a delle vere e proprie teste di rapa parmigiane (uomini di un certa età, ma con le dimensioni del cervello inversamente proporzionali agli anni), che non sopportavano i canti, il suono dei tamburi e il casino che si faceva. La conquista avvenne dopo alcune risse con questi ex giovanotti, che furono convinti a cambiare aria a suon di calci nelle parti basse; infatti, accanto a noi, che eravamo ancora dei ragazzini, c’erano dei ragazzi un po’ più grandi, ai quali stavamo simpatici e che ci aiutavano a menare quei deficienti. Degna di menzione, in questa fase iniziale della nostra storia, fu una mega rissa con i cugini reggiani, in occasione del derby del 26 gennaio 1975, terminato 1 a 1, rissa inevitabile dal momento che la Polizia, con geniale intuizione, aveva fatto accomodare le teste quadre nel mezzo della Curva Sud, praticamente di fianco a noi (e all’epoca non c’erano reti divisorie, eri a contatto diretto). Tutto questo ambiente ultras  che, dopo tre anni di gavetta, si era ormai acquistato una certa fama, non sempre positiva, confluì nei Boys nell’agosto del 1977, allorchè il club, il giorno 3, venne formalmente fondato presso la Trattoria “Parma rotta”, in via Langhirano. I primi membri dei Boys furono, quindi, coloro che avevano fatto parte di questa realtà ultras, ancora non ben strutturata ma in qualche modo già organizzata, che mosse i primi passi tra il 7 aprile 1974 e il 3 agosto 1977, sorta del tutto spontaneamente e alla quale si erano associati anche alcuni membri dei Danè. Altri appunti che scovo in alcuni angoli della memoria e che meritano di essere ricordati:

1. Abbigliamento ultras: un ultras del Parma si distingueva per queste caratteristiche: giaccone militare, verde o mimetico, basco amaranto dei paracadutisti, tascapane a tracolla, sciarpa rigorosamente gialloblu, di produzione familiare o, per i più danarosi, fatta confezionare dalla magliaia.

2. Striscioni: i primi sono stati confezionati in casa dalle nostre mamme, utilizzando lenzuola bianche sulle quali venivano cucite le lettere, uno dei primi fu proprio uno striscione bianco con la scritta ULTRAS in nero e un bel teschio nero in mezzo. Tra gli altri striscioni storici, questi però più elaborati, c’era un bello striscione in tela a scacchi giallo e blu, con la scritta UN SOLO GRIDO ALE’ CROCIATI e un secondo striscione sempre in tela e sempre a scacchi giallo e blu con la scritta LE FURIE CROCIATE, striscioni che con il tempo si sono persi, forse sono stati dimenticati in cantine e, alla fine, le solite mamme li avranno buttati via senza chiedere il permesso ai figli che nel frattempo se li erano “dimenticati”, perché la morosa di turno aveva instillato in loro, un tempo intrepidi guerrieri da stadio, altri e più solleticanti pensieri...

3. Fumogeni: i primi fumogeni erano costituiti da fiammiferi controvento che venivano messi dentro una scatola da caffè, ovviamente vuota, sul coperchio della quale veniva praticata una fessura: si dava quindi fuoco ai fiammiferi, che sprigionavano una nuvola di fumo bianco.

Il primo fumogeno vero fu un fumogeno arancione di segnalazione navale, ma non ricordo in occasione di quale partita fu acceso, probabilmente successivamente alla fondazione dei Boys.

4. Carta da lancio: veniva utilizzata carta patinata che confezionavamo in casa tagliandola con la forbice o, i meno diligenti, a mano; inizialmente si utilizzavano anche rotoli di carta igienica per il lancio stile stella filante; poi quando in casa venne a mancare con conseguenze disastrose, passammo ai rullini da calcolatrice, che erano sicuramente migliori e se li lanciavi bene facevano una strisciata bella lunga, che poteva arrivare fino in campo (la carta igienica invece si rompeva facilmente).

5. Pistole lanciarazzi: ormai erano vietate, a pena di arresto, ma qualche coraggioso le portava dentro; venivano sparati razzi esplosivi, che facevano un casino pazzesco o bengala con scia luminosa, particolarmente suggestiva nei giorni nuvolosi o di pioggia; una domenica un bengala, sparato incautamente, colpì alla schiena il giocatore del Parma Redeghieri che iniziò a saltare come un grillo in campo per via della scottatura subita.

6. Cortei: qualche volta, in occasione di partite casalinghe, venivano improvvisati a fine partita dei cortei festosi per le vie del centro cittadino, ai quali partecipavano poche decine di scalmanati, che venivano guardati con ribrezzo dai passanti.

7. Trasferte: capitolo difficile, perché mi viene in mente, proprio mentre scrivo, che i miei genitori non mi ci facevano andare, per via della mia tenera età e, in effetti, questo gruppo originario qualche trasferta la faceva e saprei anche chi le potrebbe raccontare, io posso solo ricordare la mia prima, rigorosamente accompagnato da mio padre: Rimini – Parma del 28 marzo 1976, 2 a 1 per i romagnoli, avevo quattordici anni, andammo in treno in una trentina. Sul treno di ritorno incontrammo dei tifosi juventini reduci da Cesena: ricordo un mentecatto biondiccio coi baffi, che avrà avuto sui venticinque anni, che faceva il fenomeno con un tamburo, insegnandoci alcuni cori, tirava solo merda contro il Toro e gli piaceva bestemmiare (un vero e proprio scimpanzè bianconero).

8. Partite casalinghe: non ricordo di avere mai pagato il biglietto, scavalcavo, entrando da una casa in via Torelli, che confinava con lo stadio; ci si arrampicava sul muro di cinta, un salto e ... oplà! ti ritrovavi dietro la Curva Sud!!!

Fine del capitolo ricordi, a questo punto gli auguri: mi preme, infatti, esprimere un augurio al gruppo nel trentacinquesimo anniversario della sua fondazione, augurio che suona così: come vorrei rivedere la Curva Nord, dopo che ho contribuito a “costruirla” insieme a chi, con me, è stato ultras, condividendo momenti indimenticabili e dopo che altri, dopo di noi, l’hanno portata a essere una Curva di serie A, come si può vedere qui:

http://www.youtube.com/watch?v=P9YuTlQRJd0&feature=fvst

Oggi, lo dico a scanso di equivoci e senza nascondere la realtà  dietro a un dito, occorre constatare che la Curva è decaduta, che manca di colore e di entusiasmo; senza stare ad esaminare le cause, che lasciamo ai posteri, l’auspicio che formulo è questo: 1. Che si torni a diffondere una mentalità da Curva, per cui in Curva si entra anzitutto con la sciarpa al collo, sia in inverno, che in estate; 2. Che dietro la porta ricompaiano, per tutta l’estensione della Curva, i nostri striscioni; 3. Che il gruppo BOYS ricominci ad essere presente ufficialmente in trasferta.                

Altre idee si possono elaborare, anche perché nel 2013 ricorre il centenario della fondazione del Parma F.C., di cui mio nonno paterno fu uno dei soci fondatori (e sempre che mio padre non mi abbia raccontato una balla), ma prima occorre ripristinare i tre punti indicati.

I.F.C. (In Fraternità Crociata).

GHIRO

 

    PARMA-Reggiana 16-10-1977. BOYS PARMA 1977, foto Ultras

Parma-Reggiana 16-10-1977 Serie C Girone B

 

Sparta Praga-Parma 03-03-1993. BOYS PARMA 1977, foto ultras

Sparta Praga-Parma 3-3-1993 Coppa delle Coppe

 

Piacenza-Parma 01-11-2008. BOYS PARMA 1977, foto ultras

Piacenza-Parma 1-11-2008 Serie B